Ho scoperto per caso questa pasta, ricercando un modo alternativo di mangiare i legumi, beneficiando delle loro buone qualità nutritive (in particolare l’apporto proteico), ma riducendo il rischio di gonfiori. Ed è stata una felice sorpresa perché ignoravo che ci fosse pasta fatta anche con la sola farina di fave, legume di cui mi piace molto il gusto e di cui è stato piacevole poter assaporare il sapore anche in questi laccetti. In particolare, il loro sapore di fave è delicato e ben si amalgama con diversi condimenti, senza predominarli. Ho apprezzato anche il fatto che non siano presenti addensanti: solo acqua e farina di fave biologiche. Quanto a queste ultime, è stata poi un’ulteriore bella scoperta il fatto che le fave da cui è ricavata la farina per la pasta siano prodotte da un’azienda agricola che ha i propri campi tra i Monti Sibillini, una suggestiva zona delle Marche nella provincia di Ascoli Piceno, a cui sono particolarmente affezionata. Una nota pratica che può tornare utile (e che io ho letto casualmente dopo aver versato la pasta, mentre controllavo i minuti di cottura, già pronta con il cucchiaio in mano per girare la pasta): viene indicato di non mescolare nei primi minuti di cottura. La pasta cuoce in 5-7 minuti, ma la consistenza dei laccetti rimane comunque compatta, anche se si usa il tempo massimo di cottura indicato. La dose consigliata, di 65 grammi di pasta per persona, mi aveva lasciata inizialmente un po' perplessa, pensando che fosse scarsa, almeno secondo i miei standard; mi sono però poi ricreduta dopo aver constatato che questa pasta sazia effettivamente più di quella fatta con i cereali. Rispetto al confezionamento, i 250 grammi di laccetti sono contenuti in un sacchetto di plastica riciclabile, a cavallo di una delle cui estremità corte è incollata una grande etichetta di cartoncino. Al proposito aggiungerei una seconda nota pratica, magari banale, ma a cui inizialmente io non avevo pensato: per evitare rotture del sacchetto e conservare più agevolmente la pasta, ho trovato più utile aprire la confezione dal fondo, ampiamente ripiegato a busta (invece che staccare l’etichetta come avevo fatto la prima volta).