Il Fico

Ficus carica L. (famiglia: Moracee)

La famiglia delle Moracee ci regala ogni estate un frutto che, di per sé, è il sinonimo della dolcezza. Differenziandosi in molte varietà dalle diverse fogge, colori e consistenze, il fico è comunque sempre un frutto "da paradiso terrestre": invitante, delizioso e nutriente.

Ficus carica sarebbe originario della Siria e solo successivamente, a ope­ra dei Fenici, si sarebbe diffuso in Cina e in India.

Attualmente occupa un areale molto vasto, che dalle Canarie, attraverso tutto il Mediterraneo, arriva alla Persia orientale. In tempi più recenti la sua presenza si è estesa anche all'America e all'Africa meridionale.

Il fico è uno dei frutti conosciuti dall'uomo da più lungo tempo e la sua coltura risale a tempi antichissimi: lo usavano già gli antichi Egizi, infatti disegni di fico, tracciati molti secoli prima della nascita di Cristo, sono stati rinvenuti nella piramide di Gizeh; inoltre, sia il fico sia il si­comoro vennero raffigurati come frutti e come alberi sui muri di molti monumenti e tombe.

Il frutto del fico (in ebraico chiamato t'anim) veniva impiegato per ca­ta

plasmi contro le infiammazioni cutanee. Nella Bibbia si dice che il profeta Isaia guarì Ezechiele da una sorte di erisipela applicandogli sul volto un cataplasma di fichi (2 Re 20,7). Nell'antica Mesopotamia i me­dici impiegavano come medicamento il fico assieme a più di 200 pian­te, fra cui datteri, uva, aglio, cipolla, lattuga, orzo, frumento, rosa, gi­glio, elleboro, mandragora ecc. Nell'Odissea la pianta è citata tre volte; nell antica Grecia il fico è presente nell'arsenale terapeutico dei medici più famosi, venendo così impiegato nelle preparazioni magistrali del tempo. Aristotele, Teofrasto e Dioscoride parlano dei frutti secchi del fico come merce assai pregiata; nell'antica Roma, Varrone, Catone e Co­lumella ne dissertano con grande dovizia di particolari. Plinio riferisce addirittura che in una piazza di Roma, adibita alle adunate del popolo, veniva sempre coltivato un fico in memoria della pianta all'ombra della quale, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo.

Oggi la coltura di questa Moracea è molto sviluppata soprattutto in Turchia, Spagna e Italia, che vanta la maggior produzione mondiale di frutti freschi. Del fico esistono circa 700 varietà derivanti dal Ficus carica e dalla sottospecie sativa, che comunemente viene definito fico domestico. Esiste anche il fico selvatico, o caprifico, i cui frutti, asciutti e stopposi, non sono commestibili.

Il fico può dare un solo raccolto (fichi uniferi) oppure due raccolti (fichi biferi): in tal caso all'inizio dell'estate si hanno i fichi fioroni e alla fine dell'estate i fichi veri. A seconda del colore della buccia si distinguono in fichi bianchi e fichi neri.

Aspetti botanici

Presente in Italia in rupi, giardini, campi e incolti, soprattutto delle regioni calde e mediterranee, il fico è un albero a fusto tortuoso con corteccia liscia grigio cenere, rami flessibili e teneri e foglie alterne pal­mate a 3-5 lobi, ampie, dentellate e ruvide. I fiori, monoici, sono riuniti, da giugno a settembre, nel ricettacolo piriforme che successivamente si trasforma in falso frutto, o siconio, dalla pelle verde o nera. La pol­pa è dolce con un gusto che ricorda il miele, rossa o ambrata e piena di frutticini del tipo detto achenio. Spesso allo stato spontaneo o sub­spontaneo si coltiva per polloni e innesti in terreni anche poveri e non richiede cure particolari.

Aspetti nutrizionali

Inutile dire a chi ha assaggiato un fico maturo che tale frutto è ricco di zuccheri (vedi tabella), anche se, a dire il vero, molti altri frutti non sono da meno quanto a contenuto di carboidrati.

Anticamente questo frutto era considerato un alimento vero e proprio e come tale accompagnava pane, mandorle, uva e altri frutti, anche selvatici, che popolavano l'ambiente, spesso avaro di cibo, abitato dai nostri antenati. Oggi lo si trova in commercio a caro prezzo, mentre, talvolta, in campagna viene disprezzato e in molti paesi del Mediterra­neo meridionale non viene quasi più colto dalla pianta, anche perché il ricettacolo maturo ha scarsa consistenza, tende a rigonfiarsi e a fessu­rarsi per mettere in libertà gli acheni. Di conseguenza i fichi freschi non resistono alle manipolazioni e al trasporto e vengono consumati quasi sempre a breve distanza dai luoghi di produzione.

Composizione chimica e valore energetico dei fichi

  Fichi freschi (per 100 g) Fichi secchi (per 100 g)
     
Parte edibile 75% 100%
Acqua 81,9 g 17 - 19,4 g
Proteine 0,9 g 3,5 g
Lipidi 0,2 g 2,7 g
Glucidi disponibili 11,2 - 15,5 g 58 - 66,9 g
Fibra alimentare 2 g 10,4 g
Energia 47 - 62 kcal 242 - 289 kcal
Sodio 2 mg 87 mg
Potassio 270 mg 1010 mg
Ferro 0,5 mg 3 mg
Calcio 43 mg 186 mg
Fosforo 25 mg 111 mg
Vitamina B1 0,03 mg 0,14 mg
Vitamina B2 0,04 mg 0,10 mg
Vitamina PP 0,4 mg 0,6 mg
Vitamina A 15 RE mcg 8 RE mcg
Vitamina C 7 mg 0 mg
Colesterolo 0 mg 0 mg

Aspetti culinari

I fichi vengono consumati allo stato fresco, mentre una quota non tra­scurabile è destinata all'industria che ne ricava marmellate e lo inserisce fra gli ingredienti di piccanti mostarde e dolci dessert. Ma la maggior parte del raccolto viene fatta essiccare e commercializzata come fichi secchi, un prodotto che costituisce un'importante fonte di guadagno per Turchia, Grecia e Spagna, nonché Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

I fichi secchi vengono anche farciti con mandorle, noci, pinoli, scorze di agrumi, oppure cotti al forno e cosparsi di zucchero a velo o miele. Infine, possono essere impiegati per la produzione di alcol o costituire, dopo torrefazione, un buon succedaneo del caffè.

Impieghi terapeutici

Energizzante, ma non solo, il fico, come tutti i frutti, aggiunge qualcosa di suo ai meri principi nutritivi che contiene.

Oltre che mineralizzante, tonificante e vitaminico, il suo fitocomplesso agisce, come l'esperienza millenaria insegna, da buon pettorale, emollien­te e lassativo. Si raccomanda ai bambini, agli anziani, ai convalescenti, du­rante i surmenage psicofisici, la gravidanza e l'allattamento. Utile in caso di stipsi, faringiti, raucedine, tracheiti e bronchiti croniche: fa parte, assie­me a datteri, uva passa e giuggiola, dei quattro frutti pettorali. Per applicazioni locali è un delicato emolliente (si veda "Preparazioni e dosi").

Meglio non mangiarlo a stomaco pieno dopo un pasto completo: può favorire la colite nei soggetti predisposti. Sconsigliabile immaturo: è leggermente irritante per lo stomaco e per il duodeno e può favorire l'insorgenza delle fastidiose ragadi agli angoli della bocca.

Preparazioni e dosi

Uso interno: come alimento, fresco o essiccato; deve limitarsi chi ha pro­blemi con il metabolismo glucidico e/o il sovrappeso.

In caso di stitichezza può essere benefico un decotto di 3 fichi e un piz­zico di uva passa in una tazza di latte: mangiare e bere la mattina come prima colazione.

Per favorire l'espettorazione in caso di tosse: fichi secchi, datteri, uva passa e giuggiola (Zyziphus sativa Gaertn.), in parti uguali, decotto al 7-10%, 3-5 tazzine/die.

Le foglie del fico sono uti­li come lenitivo della tosse ed emmenagogo (favoriscono la comparsa delle mestruazioni): infuso delle foglie essiccate al 2-3% (2-3 g di foglie per 100 cc d'acqua).

In commercio esistono sciroppi di fichi e manna (la linfa del Fraxinus ornus L.) che sono fra i migliori lassativi quanto a gradevolezza, effica­cia e innocuità anche per i bambini.

Ficus carica M.G. 1 DH è il macerato glicerico delle gemme del fico. Questo prodotto, che appartiene alla moderna gemmoterapia, è un buon rimedio in caso di gastrite, processi suppurativi, sinusiti, palpi­tazioni e tachicardia, insonnia da ipereccitazione nervosa, vertigini e cefalee post-traumatiche. Stimola inoltre la produzione di globuli rossi e di alcuni tipi di globuli bianchi: 20-30 gtt 2-3 volte/die diluite in un po' d'acqua lontano dai pasti. Tenere in bocca 1 minuto prima di deglutire.

Uso esterno: il lattice bianco del frutto acerbo è irritante, ma ricco di enzimi. In passato veniva usato per cagliare il latte e ancora oggi può essere impiegato, localmente, in caso di punture di insetti (calma il do­lore) e in caso di verruche (ne favorisce la dissoluzione).

I fichi secchi cotti in acqua o latte sono emollienti per la gola: usare per gargarismi in caso di faringiti. Gli stessi frutti secchi bolliti a lungo nel latte, tagliati in due e applicati su foruncoli e ascessi (anche quelli den­tari), ne affrettano la risoluzione. Torrefatti sono un buon succedaneo del caffè. Cotti e mangiati nel latte sono leggermente ingrassanti.

 

 

 

Tratto da "Dieta e Salute con gli Alimenti Vegetali - Alimentazione sana con cereali, legumi, ortaggi e frutta. di Alessandro Formenti e Cristina Mazzi. Tecniche Nuove Editore.